All’inizio degli anni Cinquanta incide a Los Angeles col vibrafonista Red Norvo e il batterista Shelly Manne. Qualche anno dopo, nel 1957, gli viene assegnato il Prix de Rome e soggiorna nella Capitale presso l’Accademia Americana. Suona col trombettista Nunzio Rotondo al Festival Jazz di Sanremo e scrive composizioni e arrangiamenti per l’Orchestra Jazz del Maestro Armando Trovajoli. In seguito all’ottenimento di una Guggenheim Fellowship nel 1960, Bill Smith torna a Roma, dove resterà fino al 1966, collaborando nella veste di co-direttore con l’American Jazz Ensemble di John Eaton.
Bill Smith dimostra di avere una accentuata predilezione anche per la musica colta europea, tanto da eseguirla con un nome maggiormente in linea col carattere aristocratico da essa richiesta, William O. Smith.
Nell’aprile del 1977 è di nuovo a Roma per un soggiorno di sei mesi durante i quali, come diversi suoi colleghi arrivati da oltreoceano, frequenta il Franco Fayenz and Enrico Cogno del principe e batterista Pepito Pignatelli. Ed è proprio grazie al proprietario del locale romano che Bill Smith conosce il pianista Enrico Pieranunzi, tra i nomi nuovi del panorama del jazz italiano. Tra il 1977 e il 1980 i due musicisti incidono insieme gli album in duo, trio e quartetto Sonorities and Colours, rispettivamente con Giovanni Tommaso e Pepito Pignatelli e altri due giovani jazzisti della scena romana, Bruno Tommaso e Roberto Gatto.
Tra l’altro, anche Pieranunzi come Smith si divide tra la passione per il jazz e l’approfondimento dei canoni della musica colta di scuola europea, avendo terminato qualche anno prima gli studi in piano classico presso il Conservatorio di Reggio Calabria. Una cifra stilista ben evidente nei dischi incisi insieme, nei quali si evidenzia il sovvenire in alcuni passaggi delle atmosfere intime e accademiche desunte dalla letteratura classica della musica da camera di Haydn e Mozart.
Nel 1988 Bill Smith è di nuovo in Italia per incidere insieme ad Enrico Pieranunzi due brani inediti “I Can’t Get Started” e “Koto Variations”, inseriti nel lavoro discografico, edito dall’etichetta Edi-Pan, The Rome Sessions, che riunisce le registrazioni effettuate dai due strumentisti a Roma nel 1977, 1978 e 1980 per gli album Sonorities and Colours.
Paolo Marra