Estratto del concerto del 9 febbraio 1971 della European Rhythm Machine di Phil Woods al Blue Note di Roma.
Phil Woods: sax alto/Gordon Beck: tastiere/Henri Texier: contrabbasso/Daniel Humair: batteria
Il Blue Note viene aperto nel 1970 da Pepito Pignatelli in uno scantinato in Via dei Cappellari (traversa di Campo de’ Fiori) a Roma. Il jazz club prende il nome della cave parigina “Blue Note” dove aveva suonato, tra gli altri, il pianista Bud Powell, durante il soggiorno nella capitale francese negli anni Sessanta.
Il locale romano viene inaugurato col concerto del quintetto del violinista francese Jean Luc Ponty, con Philippe Catherine (chitarra), Michel Grallier (piano e tastiere), Henri Texier (basso) e Aldo Romano (batteria). Il Blue Note ospita numerosi jazzisti statunitensi che in quegli anni si stabiliscono in Europa per brevi e lunghi periodi: Kenny Clarke, Dexter Gordon, Lou Bennett, Art Farmer, Mal Waldron ed altri. Non essendo accompagnati da una sezione ritmica fissa, i jazzisti stranieri venuti da oltreoceano scelgono sovente i musicisti locali per farsi accompagnare nei concerti nelle varie località europee. Al Blue Note i giovani jazzisti italiani (tra questi ci sono Giovanni Tommaso, Franco D’Andrea, Marcellus Melis) passano così dal fare capolino tra il pubblico di appassionati convenuti ai concerti ad accompagnare sul palco i loro beniamini, fino ad allora ammirati e ascoltati da lontano. Si avvia la costruzione di uno scambio-confronto tra jazzisti italiani e americani che risulterà decisivo e proficuo per la crescita e l’evoluzione della scena jazz romana (la stessa situazione si concretizza in quel periodo al Capolinea e al Jazz Power di Milano e allo Swing Club of Turin).
L’attività del Blue Note, però, dura appena una stagione: il 9 febbraio del 1971 sono in programma nella stessa serata due set del quartetto del sassofonista statunitense Phil Woods, la European Rhythm Machine. Appena finito il primo set, irrompe la polizia per spegnere luci e microfoni e mettere i sigilli al locale per la vendita di superalcolici senza licenza. Finisce così repentinamente la vicenda della cave romana di Via dei Cappellari a cui, nel 1974, farà seguito l’apertura da parte di Pepito Pignatelli del Music Inn in Largo dei Fiorentini.
Il nastro contenente il concerto del quartetto di Phil Woods al Blue Note di Roma è stato condiviso dal giornalista e scrittore Marco Molendini. L’intero materiale registrato su supporto analogico è stato digitalizzato e restaurato dai fonici del Saint Louis College of Music di Roma con la supervisione di Paolo Marra, curatore dell’Archivio del Jazz a Roma.