Maurizio Giammarco

Archivio Fotografico anni '90

Nella foto di Ida Lisi il sassofonista e compositore Maurizio Giammarco.

Sul finire degli anni ’60 Maurizio Giammarco insieme ad altri musicisti del quartiere Montesacro di Roma  dà vita ai “Blue Morning”, fra i primi gruppi italiani di rock progressivo orientati verso il jazz (insieme a Giammarco ci sono il pianista Billy Ward, il percussionista Alfredo Minotti e Roberto Ciotti. Nell’ambiente underground del folkstudio, dove il giovane sassofonista in quegli anni è solito andare, entra in contatto con la scena del free jazz romano, capitanata dal sassofonista Mario Schiano. Successivamente frequenta il corso sperimentale di jazz tenuto dal pianista e compositore Giorgio Gaslini al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma insieme ad  altri giovani della nuova scena jazzistica romana, fra cui Massimo Urbani e Danilo Terenzi. Nel 1974 il sassofonista entra a far parte del gruppo sperimentale “Suonosfera” con Tony Ackerman, Eugenio Colombo, Michele Iannaccone, Nicola Raffone, Alvise Sacchi. L’anno successivo parte per gli Stati Uniti dove a modo di studiare al “Creative Music Studio” di Karl Berger a Woodstock e si perfeziona col leggendario didatta di sassofono Joe Allard a New Jork. Tornato in Italia forma un quartetto con Tommaso Vittorini al sassofono, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, a cui si aggiungono in seguito Giancarlo Maurino al sassofono contralto e Danilo Rea al pianoforte. Negli settanta inoltre Maurizio Giammarco suona con importanti jazzisti come Chet Baker, Enrico Pieranunzi, il Grande Elenco Musicisti di Tommaso Vittorini e Lester Bowie. Negli anni ottanta registra il primo album a suo nome dal titolo “Precisione della Notte” con il quartetto composto da Furio Di Castri al contrabbasso, Roberto Gatto alla batteria e Danilo Rea al pianoforte. Da questo lavoro discografico scaturisce l’esperienza centrale di tutto il periodo degli ottanta, il quintetto Lingomania, attivo dal 1984 al 1989. Negli anni novanta forma il trio con Paolino Dalla Porta e Manu Roche con l’aggiunta del chitarrista Dario Lapenna con cui registra il disco “Saurian Lexicon”, gli Heart Quartet  con Mauro Grossi, Piero Leveratto e Andrea Melani e, alla fine del decennio, il quartetto diretto insieme al grande pianista americano Phil Markowitz, con Piero Leveratto e Fabrizio Sferra con cui incide l’album “7 plus 8”.

Contributo estratto dal libro “L’Italia del Jazz” di Adriano Mazzoletti

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