Volume UNO Preparatorio pre-accademico
Il solfeggio parlato pre-accademico è una materia noiosa, stressante, non serve cosi tanto, non è poi cosi importante. Mi basta prendere un 6 e me la tolgo di torno, così posso dedicarmi alle cose che mi piacciono, suonare, cantare, comporre canzoni. Tutte cose che mi fanno veramente sentire un musicista! Un bambino di un anno comincia a balbettare le prime sillabe, le prime mezze parole. Poi con il tempo le mezze parole diventano parole intere, piccole frasi, poi discorsi sempre più completi e articolati lui ha bisogno di comunicare! Con gli altri!
Un bel giorno lo stesso bambino scopre che tutto quello che già riesce a dire o fare, può essere rappresentato con dei simboli, dei segni. Scopre che qualcun altro per lui ha creato questi simboli associando a ciascuno di loro un suono, un’emissione (fonema) particolare. Tutto quello che ha imparato fino ad ora per imitazione dagli altri a voce, è codificabile attraverso quei segni.
Un nuovo linguaggio o meglio un sistema per rappresentarlo, per scriverlo insomma, scopre la scrittura! A questo punto riflette un po’ e poi pensa: ma se io so scrivere e leggere, posso imparare tante altre cose, anche mai viste e sentite prima, posso leggere qualsiasi cosa mi interessi di qualsiasi argomento si tratti, sai quante cose nuove potrei scoprire, da solo! Senza che qualcuno mi dica, fai così-devi dire cosi. Posso provare a scrivere una sensazione, un’emozione, uno stato d’animo che se non fermo ora (sulla carta) forse domani non ricorderò più come adesso, allo stesso modo, con la stessa intensità, con le stesse parole che ho in testa, in questo momento.
Il bambino diventa un ragazzo e poi un uomo, che ha la capacità di comunicare con gli altri, esprimendo i propri pensieri, sentimenti, emozioni, attraverso questo linguaggio. Che da linguaggio comune diventa linguaggio particolare, speciale, nella letteratura, nella poesia.
Nel mondo non c’é un solo linguaggio, ce ne sono tantissimi. Tutti sistemi che hanno come scopo principale la comunicazione. Non dobbiamo imparare il francese se vogliamo trasferirci in Francia? Neanche l’inglese se vogliamo andare a studiare in un college americano? Noi dobbiamo imparare il linguaggio musicale se vogliamo essere dei musicisti? Mah… Jimi Hendrix mica sapeva leggere! Charlie Parker non è che si scriveva i soli a casa! Questo è un po’ il nostro modo di vedere il linguaggio musicale (scritto). Questo strano, ignoto, oscuro modo di comunicare. Ma chi l’ha inventato? Perché?
Solfeggio parlato pre-accademico e se vi dicessi che il linguaggio dei suoni è in realtà la più primitiva forma di comunicazione che l’uomo abbia mai usato? Ah… lo sapevate già. Ma allora perché non avere un po’ più di rispetto e gratitudine per una lingua, quella dei suoni, che ci ha permesso di difenderci dalle insidie della natura, dai tempi dell’uomo della pietra che ci ha permesso di evolverci, ci permette di rendere i momenti della nostra vita unici, indimenticabili, solo per quel motivetto o quella ritmica, che quando li ascolti ti fanno sentire così!
Qualcuno (come è successo per tutti i linguaggi del mondo), si è preso l’onere di codificare con dei simboli, delle regole, al pari di quelle della grammatica di ciascuna lingua, il linguaggio dei suoni. Siamo liberi, come sempre, di scegliere! Se imparare questo nuovo linguaggio, con la semplicità e l’umiltà di un bambino, che comincia a scrivere le prime lettere, le prime parole, con la consapevolezza che non sarà un percorso breve, con la certezza che dovremo impegnarci costantemente, come un bambino che tutti i giorni si reca a scuola, per imparare qualcosa di nuovo, per scoprire cose, un po’ strane, altre affascinanti, fino a che un bel giorno, avremo fatto tanta strada che penseremo: non ho ancora finito di imparare, ne voglio sapere ancora e ancora di più!
È questo pensiero che mi spinge a scrivervi, la mia voglia di comunicare, con questo per me affascinante linguaggio che è la scrittura dei suoni, che ci permette di analizzare una melodia, un accordo, un brano, ci consente di entrare nel pensiero musicale delle pagine dei più grandi musicisti, sia classici che moderni, di tramandare le nostre conoscenze, i nostri traguardi e scoperte musicali, come ha già fatto chi è venuto prima di noi, a chi verrà, dopo di noi!
Volume DUE – II Pre-accademico
Solfeggio parlato pre-accademico questo libro è la naturale prosecuzione del corso Basic (preparatorio) e approfondimento delle figurazioni ritmiche, sedicesimi in tutte le combinazioni con pause e sincopi semplici e composte, terzine in uno e due tempi anche in questo caso in tutte le combinazioni con inserimento di pause e legature.
Tempi composti, tempi dispari in 5 e 7, sestine, doppie terzine, duine e quartine, figurazioni queste usatissime nei ritmi e tempi delle musiche moderne; ho dato particolare rilievo nell’ultimo capitolo ai cambiamenti di tempo e di velocità, raddoppi e dimezzamenti, le subordinazioni più comuni ed importanti tra tempi semplici e composti, mi auguro questo lavoro possa essere di aiuto a risolvere molte delle problematiche ritmiche che si incontrano affrontando lo studio di un brano moderno (e non).
In effetti ritengo di maggior importanza avere coscienza delle figurazioni ritmiche, più che l’esatta nomenclatura delle note, tanto cara al solfeggio parlato “classico”; tutti gli esercizi devono essere solfeggiati prima ritmicamente, concentrandosi sulla precisione e distribuzione nel tempo e nello spazio (utilizzando i movimenti di suddivisione del tempo), poi dicendo effettivamente i nomi delle note che, arrivati a questo punto, darei per scontato siano stati assimilati. Buono studio!
Claudio Ricci
docente del Saint Louis College of Music