La necessità di leggere il presente attraverso la filigrana del passato si pone come un atto necessario per fare un ulteriore passo verso il futuro. Parlando di Jazz, musica in divenire per antonomasia, tale assunto diventa ragione imprescindibile per costruire qualcosa di nuovo che si faccia portatrice dell’eredità culturale e sociale di una delle forme artistiche più importanti e influenti del ‘900. In tale vicenda storico-musicale, nella quale il fenomeno jazzistico si è sviluppato a varie latitudini del globo, il “jazz italiano” ha avuto un ruolo di primo ordine in conseguenza del fatto di essere divenuta nel corso dei decenni una realtà autonoma e consapevole dei propri mezzi espressivi e formali, integrata nel contesto culturale, tradizionale ed artistico della nostra penisola. Si è andato così strutturando un idioma musicale unico e distinguibile in diversi luoghi d’Italia dove ha trovato terreno fertile per crescere e confrontarsi col panorama internazionale per poi prendere altre strade, a volte in salita e tortuose, ma sempre libere e audaci. Tra queste città, Roma è sicuramente tra le più rappresentative di questo processo iniziatico e della conseguente evoluzione collettiva. Da qui l’esigenza di ideare e mettere in essere un Archivio che potesse raccontare il Jazz italiano, dalla seconda metà del secolo scorso ai primi anni del nuovo millennio, attraverso uno spazio virtuale messo a disposizione dal Saint Louis College of Music di Roma, prima scuola di musica in Italia ad interessarsi in maniera specifica al Jazz e a rappresentare ancora oggi, a quarantacinque anni dalla sua fondazione – era il 1977 – uno dei più solidi e prestigiosi Istituti musicali in Europa.

L’Archivio del Jazz a Roma” è un progetto di cui questa città aveva fortemente bisogno per sottolineare la necessità di un recupero storico-documentaristico della memoria jazzistica, troppo spesso trascurata e che invece è necessario porre come fondamento imprescindibile del fermento artistico delle nuove generazioni di musicisti. Una memoria costellata di musicisti, storici jazz club, piccole e grandi etichette discografiche, produttori e talent scout, critici musicali e giornalisti, fondamentali incisioni, trasmissioni televisive e radiofoniche, grandi orchestre, incontri col grande cinema italiano e infine impegno sociale e politico. Lungi dall’essere una galleria di ricordi cristallizzati “L’Archivio del Jazz a Roma” si propone come mezzo conoscitivo e divulgativo, di apprendimento attivo di come e perché si è giunti all’attuale forma e condizione del Jazz italiano, per ampliare la comprensione dell’evoluzione della sua spinta comunicativa avvenuta di pari passo con i cambiamenti culturali, mediatici e politici in seno alla struttura sociale contingente.

Diviso per decenni, dagli anni ‘50 ai 2000, “l’Archivio del Jazz a Roma” si compone di diverse sezioni tematiche costituite da contributi di autorevoli personalità del Jazz italiano: foto, filmati, materiale bibliografico, album, audio e articoli di riviste specializzate, giornali e quotidiani italiani e stranieri. Ad affiancare ogni contributo, sono presenti schede informative ed editoriali pubblicati a scadenza settimanale, per raccontare con uno sguardo attento le varie fasi di un lungo percorso dalle molteplici sfaccettature musicali ed umane. Prerogativa dell’Archivio è mettere a disposizione di qualunque tipologia di fruitore uno strumento informativo, di ricerca e approfondimento, coadiuvato da un costante lavoro di aggiornamento del materiale presente all’interno delle pagine, arricchite di volta in volta di spunti interessanti e coinvolgenti. L’obiettivo non è solo quello di creare una visione d’insieme della vicenda jazzistica italiana, ma di coglierne lo spirito, legato a doppio filo con le varie fasi della storia del nostro Paese. “L’Archivio del Jazz a Roma” rappresenta una sfida per la nostra Città, una sfida affrontata con competenza e soprattutto passione, perché siamo convinti che alla fine il Jazz sia Patrimonio di tutti noi.

Paolo Marra

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